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Legge sul pane fresco in arrivo: quello artigianale sarà tutelato
Pubblicato il 28/10/2015

Legge sul pane fresco in arrivo: quello artigianale sarà tutelato

Presto in Italia una legge sul pane fresco a tutela dei consumatori con il fine di distinguere il pane fresco artigianale da quello precotto o conservato

Il pane precotto o surgelato potrebbe avere i giorni contati. Con la proposta di legge n. 3625 “Disposizioni in materia di produzione e vendita” potrebbero, infatti, essere introdotte specifiche tutele per il consumatore volte ad informare se ciò che si sta acquistando sia pane fresco artigianale oppure pane surgelato (o precotto) che viene successivamente cotto nel punto vendita. La legge sul pane fresco, presentata dal deputato Pd Giuseppe Romanini a Montecitorio lo scorso 7 ottobre, promette di fornire ai consumatori informazioni più corrette, rendendo obbligatoria l’indicazione dell’origine del prodotto in vendita: il consumatore dovrà sapere se il pane acquistato è, infatti, un pane fresco artigianale, precotto, surgelato (magari con provenienza estera) o conservato.

La proposta di legge sul pane fresco mira a divenire un vero testo unico sul pane destinato a panificatori e consumatori: l’annoso tema, infatti, non è nuovo alla legislazione italiana. La legge 248 del 2006, infatti, aveva già introdotto un principio fondamentale in materia di panificazione: la distinzione obbligatoria fra pane fresco artigianale e pane derivato da prodotti surgelati intermedi (e simili). La suddetta norma avrebbe dovuto trovare attuazione in un decreto legislativo dedicato ma rimase lettera morta per via della caduta del governo. Oggi la norma è stata ripresa ma servirà un provvedimento ben più nuovo e completo: una vera legge quadro sul pane fresco in grado non solo di tutelare e informare i consumatori, ma anche di proteggere le singole eccellenze del territorio minacciate da surrogati e prodotti non controllati provenienti dall’estero.

Un comparto da difendere, dunque, quello della panificazione italiana, che conta venticinquemila imprese, centinaia di migliaia di addetti, e un fatturato di circa 7 miliardi di euro.

La proposta di legge sul pane fresco prevede espressamente (art. 2, comma 4) che: “è fatto divieto di utilizzare la denominazione pane fresco per il pane destinato ad essere posto in vendita il giorno successivo a quello in cui è stato completato il processo produttivo, indipendentemente dalle modalità di conservazione adottate, nonché per il pane posto in vendita successivamente al completamento della cottura di pane precotto, comunque conservato e per il pane ottenuto dalla cottura di prodotti intermedi di panificazione, comunque conservati”.

La proposta di legge, poi, si spinge ben oltre, arrivando a definire, nero su bianco, ciò che può essere realmente definito “pane”: ovvero il prodotto ottenuto dalla cottura totale o parziale di una pasta convenientemente lievitata, preparata con sfarinati di grano, acqua e lievito, con o senza aggiunta di cloruro di sodio o sale comune. Una precisazione apparentemente banale ma necessaria di fronte alla concorrenza da parte della grande distribuzione, del commercio abusivo e del dumping da parte dei prodotti intermedi provenienti dall’estero.

Oltre a Romanini la proposta di legge sul pane fresco è stata presentata dai cofirmatari Luca Sani e Nicodemo Oliverio, rispettivamente presidente e capogruppo della commissione Agricoltura, e alle associazioni dei panificatori Fippa-Federpanificatori, Fiesa-Assopanificatori Confesercenti e Assipan Confcommercio. L’iniziativa a tutela del pane fresco artigianale è attualmente in esame e seguirà l’iter legislativo previsto dalla Costituzione.
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