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La storia della Befana in Campania
Pubblicato il 27/12/2021

La storia della Befana in Campania

L’Epifania è una ricorrenza sicuramente molto cara ai bambini ma anche i grandi non la disdegnano. Al di là delle connotazioni prettamente religiose con cui si va a ricordare l’arrivo dei Re Magi alla capanna di Betlemme con i doni portati al bambinello, quello del sei gennaio è un evento che affonda le radici in tradizioni pagane e specie in Campania.

La tradizione tramanda un'antica leggenda. Circa una dozzina di giorni dopo il solstizio d'inverno Diana, dea raffigurata con sembianze femminili bellissime, per il suo ascendente come dea della caccia e delle foreste, si librava sui campi per donare fertilità a questi e gli antichi usavano scambiarsi doni di buon augurio per il nuovo anno nuovo in questa occasione.

Dal IV secolo d.c. la Chiesa iniziò a condannare tutti i riti e le credenze pagane esistenti come frutto di influenze sataniche ed il culto di Diana era fra queste e venne bandito.

Le seguaci del culto di Diana cacciatrice vennero denominate Dianare e da qui il lessico campano con facilità le tramutò in Janare. Qui, però, queste figure terminano di essere - in virtù della scomunica ecclesiale - delle sacerdotesse ed assumono le vesti di streghe il cui culto è facilmente riscontrabile nella tradizione beneventana e del basso casertano.

Cosa accomuna la Janara alla Befana? C’è da dire che così come la intendiamo noi oggi la Befana ha davvero pochi punti di contatto con la Janara. Se non fosse che si lasciano risalire allo stesso periodo dell’anno ed entrambe girano di notte con sembianze non molto attraenti, le finalità delle due figure sono davvero molto distanti.

Il culto delle Janare si ritrova solo in piccoli borghi rurali dell’entroterra campano ormai ed anche in quei luoghi le persone che si dedicano a tenere queste figure funeste fuori dalle abitazioni sono davvero molto poche.

La figura si è evoluta nei secoli e ad oggi ci restituisce un'immagine della Befana sicuramente legata ad esperienze piacevoli e la delusione legata solo ed esclusivamente al carbone (oggi fra l’altro fatto di zucchero e commestibile) che si ritrova nelle calze.

Quella delle calze è un altro punto di contatto fra le due figure in quanto anche per la Janara si preparava una calza ma questa era piena e non vuota e serviva per farle perdere tempo e non entrare in casa piuttosto che per essere riempita di leccornie. Infatti nella calza si mettevano in quantità grani di sale o i fili della scopa - che non poteva esimersi dal contare - in maniera tale che mentre era intenta a scoprire il contenuto si sarebbe fatto giorno e lei sarebbe stata costretta a fuggire.

La befana oggi non fa paura, la vecchina che viaggia sulla scopa è bonaria e forse al più un poco bruttarella ma se porta dolciumi e cioccolata è sempre ben accetta da tutti, grandi e piccini.
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