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Verso il 2030: gli obiettivi per ridurre gli sprechi alimentari
Pubblicato il 19/06/2019

Verso il 2030: gli obiettivi per ridurre gli sprechi alimentari

A volte le problematiche planetarie sono così enormi che quasi sembrano non esistere eppure sono vere, reali, tangibili e prima o poi tutti ci dobbiamo fare i conti. Lo spreco alimentare che fa da contraltare all'ancora troppo diffusa fame nel mondo sono un esempio pratico di quanto andavamo affermando or ora.

 

Secondo l’indice sviluppato dall’Economist Intelligence Unit in collaborazione con il Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) ogni anno vengono sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, circa un terzo di tutto ciò che viene prodotto. La maggior parte è frutta e verdura, seguite da pesce, cereali, prodotti caseari e carne.

 

Nel mondo industrializzato lo spreco alimentare è molto più alto  che nei paesi in via di sviluppo. Ecco i dati nel dettaglio:

Nell'Unione Europea si buttano 88 milioni di tonnellate di alimenti all’anno, ovvero 173 kg pro-capite, i cui costi si aggirano intorno ai 143 miliardi di euro.

L’Italia 'si difende' molto bene con 5 milioni di tonnellate sprecate, che equivalgono ad una perdita di circa 13 miliardi di euro all’anno.

 

Sono numeri paurosi, sia che li si guardi in senso assoluto sia che li si relativizzi in ogni modo. Le organizzazioni internazionali che sono scese in campo per intervenire cercando di mitigare gli effetti disastrosi di questo spreco hanno dato ricette su ricette per affrontare il problema in maniera globale ed integrato, ma in realtà ancora oggi pochissimo è stato fatto effettivamente, pochissimi gli atti legislativi dei singoli Paesi e della aggregazioni internazionali.

 

Buone notizie, arrivano sicuramente dai mercati ortofrutticoli all'ingrosso aderenti al marchio "Qualità e Sicurezza", che ogni anno recuperano l’80% delle 9 mila tonnellate di frutta e ortaggi freschi rimasti invenduti. Ne da notizia Unioncamere, partner del Sistema di Certificazione delle Camere di commercio.

 

Partendo dall'assunto di base che ogni anno circa il 20% del cibo prodotto nell’UE viene sprecato, causando danni sociali, ambientali ed economici inaccettabili; l’UE si impegna a risolvere questo problema e a rendere il suo sistema alimentare sostenibile.

Il piano d’azione dell’UE per combattere lo spreco alimentare mira a raggiungere l’obiettivo mondiale Sustainable Development Goal Target 12.3 di dimezzare gli sprechi alimentari pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatori entro il 2030 e ridurre le perdite alimentari lungo la catena di produzione e approvvigionamento alimentare.

 

Sono, quindi, arrivati poi pratici consigli per evitare di gettare pomodori troppo maturi per un’insalata, gli scarti dei peperoni, i resti dei funghi e addirittura i fondi del caffè: tutto si può utilizzare, evitando di gettarlo nel bidone e così la nuova legislazione sui rifiuti impone agli Stati membri di attuare programmi nazionali di prevenzione e, soprattutto, di ridurre, monitorare e riferire sui livelli di spreco alimentare in ogni fase della catena di approvvigionamento.


Ad oggi, dunque, si cerca di raccogliere e distribuire tutto lo spreco alimentare prodotto a persone in stato di bisogno tutto quello che è ancora buono ma che altrimenti finirebbe nel bidone della spazzatura. Un'azione pratica e minimale che, se attuata a tappeto, porterebbe a poter sfamare 4 volte la popolazione denutrita attualmente stimata.


Sono, quindi, arrivati poi pratici consigli per evitare di gettare pomodori troppo maturi per un’insalata, gli scarti dei peperoni, i resti dei funghi e addirittura i fondi del caffè: tutto si può utilizzare, evitando di gettarlo nel bidone e così la nuova legislazione sui rifiuti impone agli Stati membri di attuare programmi nazionali di prevenzione e, soprattutto, di ridurre, monitorare e riferire sui livelli di spreco alimentare in ogni fase della catena di approvvigionamento.


Ad oggi, dunque, si cerca di raccogliere e distribuire tutto lo spreco alimentare prodotto a persone in stato di bisogno tutto quello che è ancora buono ma che altrimenti finirebbe nel bidone della spazzatura. Un'azione pratica e minimale che, se attuata a tappeto, porterebbe a poter sfamare 4 volte la popolazione denutrita attualmente stimata.

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